E’ stata una sorpresa di fine trasferta. Una graditissima sorpresa. Al termine di una domenica velenosa, sofferta, persino violenta, Rudi Garcia ha scelto un modo tutto suo per rincuorare la squadra. Per riprendere il filo. Quando il charter che ha trasportato la Roma avanti e indietro da Torino è atterrato a Fiumicino, ha aspettato che scendessero tutti tranne i giocatori. Poi ha raggiunto le file posteriori, dove come sempre erano sistemati i suoi allievi, e ha preso la parola, cercando di guardare tutti negli occhi.
«Nella mia vita non avevo mai visto un arbitraggio così. Ma proprio in una giornata come questa ho capito che vinceremo lo scudetto. Continuiamo a lavorare come sappiamo e dimostreremo che possiamo arrivare davanti alla Juventus ». Questo è il senso del discorso che l’allenatore ha fatto alla squadra, lontano da orecchie indiscrete. I giocatori naturalmente sono stati felici di ascoltarlo, come testimonia il tweet pubblicato da Florenzi dopo lo sbarco: «Contro tutto e contro tutti, sempre più orgoglioso di far parte di questa grande squadra. Forza Roma».
COMPATTI – Un confronto del genere, dopo un viaggio di lavoro, era già capitato un paio di volte nella scorsa stagione. Ma mai come in questa circostanza la Roma ha apprezzato la necessità di sentirsi unita contro il nemico più inafferrabile: un arbitro che per un motivo o per un altro ha sbagliato tutto (la stessa espulsione di Garcia agli occhi dell’allenatore resta misteriosa: il gesto del suono del violino può essere considerato «irridente gestualità» come dice il giudice sportivo?). E se Florenzi si è fatto portavoce attraverso un social network di un sentimento condiviso all’interno dello spogliatoio, è un ottimo segno: significa che anche quelli che non sempre giocano titolari sono dalla parte dell’allenatore, o comunque della ragion di Stato. L’identificazione collettiva verso un obiettivo comune è un presupposto ineliminabile di ogni vittoria.
DIFFICOLTA’ – Poi attenzione. Il primo a essere consapevole dei problemi è Rudi Garcia. Diverse cose non gli sono piaciute allo Juventus Stadium nella gestione della partita, non solo sul piano dei nervi ma anche tecnico. La squadra ha faticato a lungo a esprimere il proprio gioco, per merito dell’avversario ma anche a causa di un’eccessiva tensione. Sono stati commessi degli errori nei passaggi che di solito non capitano. Non sono capitati a Manchester, per esempio, in una partita di almeno pari intensità. Tutto questo però passa in secondo piano, agli occhi del capo, visti gli errori dell’arbitro. «Se avessimo chiuso il primo tempo in vantaggio – ha detto Garcia nelle interviste del dopo-partita- magari sarebbe finita diversamente».
PROSPETTIVE – L’importante è guardare avanti con fiducia e autostima intatte. Per questo Garcia ha voluto incitare la sua truppa. Senza ignorare gli sbagli di Rocchi, il suo scopo era gettare lo sguardo oltre il muro. Tra dieci giorni arriva all’Olimpico il Chievo, poi c’è il Bayern Monaco, non si può perdere di vista la corsa scudetto e il girone di Champions League solo a causa di una partita che è andata male. PAU SA. In questo senso la sosta può aiutare la Roma. Per restituire qualche infortunato (De Sanctis, Astori, De Rossi) e soprattutto per smaltire le tossine della sfida di Torino. Si fosse giocato subito, al volo, il nervosismo forse sarebbe rimasto, almeno latente. Così invece c’è tempo per elaborare la sconfitta più fastidiosa. E tornare a vincere. Non serve molto di più, a questa Roma.